LETTERS FROM IWO JIMADi: Clint Eastwood
Con: K. Watanabe, K.Ninomiya, T. Ihara
Genere: Guerra (140')
Commento: Il film è tratto dalle lettere e dai disegni del generale Tadamichi Kuribayashi uomo di grande cultura che è stato addestrato in America e che rimase a lungo negli Stati Uniti. Egli sa perfettamente di combattere una guerra senza speranza ma, profondo conoscitore delle strategie militari, ha l'obiettivo di resistere il più tempo possibile: lo scarso affidamento dei suoi sottoposti gerarchici (che lo bollano come amico degli americani) peggiora la situazione.
Siamo nella Seconda Guerra Mondiale, l'isola giapponese di Iwo Jima rappresenta un importante punto strategico per la guerra tra USA e Giappone.
Perchè un piccolissimo punto del globo fatto solo di cave di zolfo e sabbia nera, con acqua inquinata che uccide, ha questa capitale importanza?
E' quello che si chiede Saigo, un soldato semplice, fornaio fallito a causa dei militari del proprio paese, chiamato beffardamente alle armi al loro fianco, mentre la moglie incinta è stata abbandonata al proprio destino. Ma tra i protagonisti c'è anche il famosissimo Baron Nishi, campione olimpico nel 1932 nell'equitazione (salto con ostacoli), oltre al generale Kuribayashi.
Clint Eastwood questa volta si tinge gli occhiali col "sol levante" e continua la saga dell'isola protagonista di "Flags of our fathers", combattendola dalla parte dei giapponesi.
Un esperimento mai tentato prima ad hollywood ossia un americano che mostra la guerra dei giapponesi nella battaglia che costò più perdite americane.
Ne risulta uno straziante capolavoro (molto più del film precedente).
Girato con le stesse tecniche di "Flags of our Fathers", è tutto in giapponese sottotitolato.
Oltre a continuare sul tema dell'inutilità di tutte le guerre, qui Eastwood scava molto più nel profondo: si evince che gli americani non facevano prigionieri, che i giapponesi erano persone uguali a loro, con le loro paure e preoccupazioni, e con vite extra militari molto simili.
Risalta l'umanità o la follia di tutti i personaggi di cui si parla, dal soldato semplice al generale: tutti hanno paura, tutti sanno di morire, ognuno di loro senza saperlo è un eroe, ognuno di loro affronta quel che gli resta con dignità più o meno alta. Il film emoziona, ti incolla alla sedia, ti incanta, ti commuove.
Ma alla notte degli Oscar (4 le nominations) riceve solo quello per il montaggio sonoro, uno scandalo...
Commento: Il film è tratto dalle lettere e dai disegni del generale Tadamichi Kuribayashi uomo di grande cultura che è stato addestrato in America e che rimase a lungo negli Stati Uniti. Egli sa perfettamente di combattere una guerra senza speranza ma, profondo conoscitore delle strategie militari, ha l'obiettivo di resistere il più tempo possibile: lo scarso affidamento dei suoi sottoposti gerarchici (che lo bollano come amico degli americani) peggiora la situazione.
Siamo nella Seconda Guerra Mondiale, l'isola giapponese di Iwo Jima rappresenta un importante punto strategico per la guerra tra USA e Giappone.
Perchè un piccolissimo punto del globo fatto solo di cave di zolfo e sabbia nera, con acqua inquinata che uccide, ha questa capitale importanza?
E' quello che si chiede Saigo, un soldato semplice, fornaio fallito a causa dei militari del proprio paese, chiamato beffardamente alle armi al loro fianco, mentre la moglie incinta è stata abbandonata al proprio destino. Ma tra i protagonisti c'è anche il famosissimo Baron Nishi, campione olimpico nel 1932 nell'equitazione (salto con ostacoli), oltre al generale Kuribayashi.
Clint Eastwood questa volta si tinge gli occhiali col "sol levante" e continua la saga dell'isola protagonista di "Flags of our fathers", combattendola dalla parte dei giapponesi.
Un esperimento mai tentato prima ad hollywood ossia un americano che mostra la guerra dei giapponesi nella battaglia che costò più perdite americane.
Ne risulta uno straziante capolavoro (molto più del film precedente).
Girato con le stesse tecniche di "Flags of our Fathers", è tutto in giapponese sottotitolato.
Oltre a continuare sul tema dell'inutilità di tutte le guerre, qui Eastwood scava molto più nel profondo: si evince che gli americani non facevano prigionieri, che i giapponesi erano persone uguali a loro, con le loro paure e preoccupazioni, e con vite extra militari molto simili.
Risalta l'umanità o la follia di tutti i personaggi di cui si parla, dal soldato semplice al generale: tutti hanno paura, tutti sanno di morire, ognuno di loro senza saperlo è un eroe, ognuno di loro affronta quel che gli resta con dignità più o meno alta. Il film emoziona, ti incolla alla sedia, ti incanta, ti commuove.
Ma alla notte degli Oscar (4 le nominations) riceve solo quello per il montaggio sonoro, uno scandalo...
Filippo Bongiovanni
VOTO: 9.5
OSCAR PER: Miglior Montaggio sonoro
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