domenica 20 maggio 2007

Come promesso Inizia la carrellata: BABEL

BABEL
Di: Alejandro Gonzalez Inarritu.
Con: Brad Pitt, Cate Blanchett, Gael Garcia Bernal, Koji Yajusho, Adriana Barraza, Rinko Kikuchi, Micheal Pena.
Genere: Drammatico (140’)
Commento: Se tre è il numero perfetto, allora il quattro è di troppo. Inarritu, che stupì il mondo con il suo puzzle giocato sul peso dell’anima (“21 Grammi”), stecca alla riprova, con un cast quasi più stellare del precedente. “Babel” promette di trattare i problemi esistenziali che il crogiuolo di popoli e di lingue, in barba a demagogici discorsi di fratellanza e uguaglianza universale, rischia di sollevare: tra noi e il diverso vige una barriera, non necessariamente razzista, ma semplicemente naturale, anche se al termine dell’incastro si hanno buoni motivi per sperare. Il regista spagnolo si affida ancora una volta al montaggio avanti e indietro nel tempo ma soprattutto a destra e sinistra dello spazio, ma stavolta pecca (forse) di presunzione, aggiungendo una quarta vicenda assolutamente astrusa e insensata (legata con un filo – poco – logico pronto a spezzarsi e pretestuosa, seppur umanamente cruda e intensa) e soprattutto dimentica per strada il senso di realismo che da sempre lo ha contraddistinto, iperbolizzando il gran finale con una serie di eventi pseudo-catastrofici, che stanno in piedi solo nel dorato mondo della celluloide. Troppo poco credibili alcuni passaggi, il che per un film che si ripromette di scandagliare fino in fondo la psicologia umana (come singolo e come razza intesa) è un grosso peccato: specie se poi la fotografia e la regia evidenziano tutta la dimestichezza del “maestro” con il mezzo. Riprese con nulla invidiano ad un documentario naturalistico, montaggio, al solito, tecnicamente impeccabile e utilizzo delle musiche (qui sì, l’Oscar ci può stare!) evocativo dei sentimenti, con l’alternanza delle sette note ai silenzi, particolarmente suggestivi soprattutto nella scena della ragazza cinese sordomuta (alla quale, personalmente, avremmo dedicato un film a parte, senza forzare l’incastro in questa opera) immersa nella discoteca. Alla fine il troppo stroppia… ed è un vero spreco, perché le premesse per un capolavoro, a livello tematico e tecnico, c’erano tutte!
Da non perdere: Il modo in cui la polizia, americana in particolare, viene presentata: stereotipo o verità? Di certo, uno spunto per riflettere sulla corruzione dell’animo umano di fronte all’abuso di potere.
VOTO: 5.5

OSCAR PER: Migliore Colonna Sonora

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