sabato 2 giugno 2007

TARANTINO, DA CHE PULP... ITO??? (sto faccia da pirla)

Come avrete ben compreso dal post con Quentin non vado molto d'accordo: De gustibus, certo, ma quello che non accetto sono i giudizi da Padreterno di questo regista ingegnoso per un po' e poi autobarricatosi dietro sè stesso e dietro trovate originale, ben presto rinsecchite dalla ripetizione eccessiva.
Tarantino che viene a dirmi: "Il cinema italiano è moscio" è come Moggi che suggerisce "Non rubare" ad un povero cristiano!
Anzitutto avrei da dire sulla veridicità di questa affermazione: il cinema italiano effettivamente affronta molto (troppo!) spesso problemi esistenzialisti, e qualche volta il risultato riesce melenso o strappalacrime. A livello di commedie stiamo scadendo parecchio (grazie Boldi e De Sica!), ma abbiamo fatto storia in passato. Ad ogni modo, Tarantino si riferisce al presente, quindi al presente anche noi rapportiamoci per non cadere in fallacia; punto primo, dal cinema italiano non possiamo aspettarci cinema d'azione a go-go, effetti speciali a manetta o sangue da tutte le parti: è la nostra cultura, poco portata al pop e al fumettistico, rispetto agli onnivori "States"; punto secondo: quando sappiamo sfruttare la pecunia degli altri (Hollywood, come sempre) realizziamo prodotti validi: vedi l'ultimo di Muccino che è un quasi-capolavoro; punto terzo: non tutti i film psicologici-esistenziali sono film "mosci". Escono spesso opere dall'insegnamento più tosto e spiazzante (stile "pugno nello stomaco") che non qualche coltellata del divo Tarantino. Se il cinema deve ridursi a quel che vuole Quentin rimarremmo fermi ad un action-movie frivola, di puro svago, senza insegnamento.
Questa la pars costruens, ora la pars destruens, che preferisco: mi domando da che pulpito viene la predica??? Se a dire qualcosa fosse un certo Clint Eastwood, potrei non essere d'accordo, ma rispetterei di più una fonte esperta e poliedrica.
Invece l'attacco giunge da un regista che, dopo il capolavoro "Pulp Fiction" (e in parte pure "Le iene"), non si è mai rinnovato: solo splatter, solo sangue, solo azione fine a sè stessa: sono curioso di vedere Grindhouse (che la critica ha già stroncato, e io godo!). Non solo, dato che la fama non gli bastava, questo approfittatore si è pure preso meriti non suoi: "Sin City" gli è stato accostato, "Hero" gli è stato accostato", "Hostel" (vergognoso!) gli è stato accostato. E il suo unico merito era quello di avere fatto pubblicità a quei film, con indumenti macchiati di sangue: mi domando che insegnamento possa dare un elemento del genere???
Per chiudere (e per non essere frainteso): io non ce l'ho con il genere propugnato da Tarantino (semplicemente lo apprezzo meno di altri se ripetitivo), ma non accetto che un regista che non ha mai sondato altri campi, venga a rompere le balle ad altri. Perchè, mal che vada al cinema italiano, se davvero Tarantino ha ragione, allora siamo pari: l'Italia fa sempre le stesse cose, Quentin anche... E allora perchè fare i fighi e gli esperti di cinema? D'altronde... De gustibus!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con robespierre, assurde le critiche di Tarantino al film italiano, che a mio avviso ha prodotto negli ultimi anni degli ottimi prodotti con la metà della metà dei capitali di hollywood (vedi benigni, muccino, lo stesso verdone ecc)invece lui sponsorizza e promuove film splatter vergognosi come hostel. Tantopiù effettivamente tarantino dopo aver prodotto due film cult come le iene e pulp fiction, capolavori proprio xke originali e provocatori non ha mai più dato prova di originalità. Condivido ogni insulto :)

Anonimo ha detto...

Devo ammettere di essere in parziale disaccordo col pensiero robesperriano.
Il cinema italiano non ha più prodotto opere degne di nota a livello internazionale dopo la breve corrente neorealistica, innovativo genere di rottura e definizione di una società. I vari Benigni, Muccino, Verdone sono eccezioni che confermano questa tesi, sono sporadici lampi di luce in un totale periodo d’eclissi. Il cinema italiano ha bisogno d’ossigeno, è soffocato dal proprio interno. Boldi e De Sica possono essere capri espiatori, ma la colpa non è solo loro; i due dopotutto hanno sempre seguito la propria linea d’origine, la propria vena giullaresca. E’ giusto imputare a questi due uomini soli la causa di un malessere più esteso e diffuso?
Per quanto riguarda Tarantino, la sua opera è sempre stata coerente, dagli albori ad oggi, e la pubblicità (possibile) che si è fatto con alcune pellicole di altri autori erano solamente progetti nei quali credeva e che ha pensato fosse interessante patrocinare. Se un cultore decide di andare a vedere un suo film, o di qualsiasi altro regista, lo fa perché sa esattamente cosa vi troverà all’interno, ed è questo che vuole, esattamente come nell’approccio alla narrativa. Punti cardine, portanti sicure sviluppate in sensi diversi.
I film non sono per forza tutti da vedere. Se un certo genere non ci aggrada siamo benissimo liberi di accantonarlo.
Se andrò (ed andrò di certo) a vedere Grindhouse mi aspetterò di trovarvi inseguimenti, qualche proiettile vagante, belle ragazze pericolose, qualche arma letale non convenzionale appropriatamente adoperata, magari un’inquadratura dall’interno di un bagagliaio di un’auto, dialoghi sboccati e taglienti, feticismo del piede ed un sano pretesto per attendere alla vendetta. Null’altro. E lo splatter è un genere differente.
Luis Bunuel non ha pur sempre seguito un'idea surrealistica del cinema? Foscolo non si è pur sempre dedicato maggiormente alla via del sepolcro poetico? Baglioni e Masini non si sono stati pur sempre affini al filone sentimentale, nostalgico e malinconico della musica leggera? Napoleone non ha pur sempre perseverato nella conquista totale? Valentino Rossi non cerca pur sempre la vittoria? De gustibus è l’espressione della soggettività dell’individuo, la soggettività rende l’individuo più particolarmente versato in determinati ambiti e verso determinate manie, e tutto ciò porta inevitabilmente alla ripetitività, ma col tempo anche alla versione più alta di ripetitività, quindi: un genio dev’essere per forza poliedrico per essere considerato tale? Io credo proprio di no.

Ciao Robespierre, complimenti per il cachi-svenuto dello sfondo! :)

matt-gi@hotmail.it

Anonimo ha detto...

Ciao, sono Mimmo Maroli.
Voalevo dire che a me personalmente a me mi piacie il cinemo, anche perchè speso ci vado giù con i miei amici e che poi beviamo pesante dopo che chiudiamo là la serata. Il filmi di tarattino a mi mi piaccino perche cè il sangu, pero non capisco la frase che il cinemo italiane e immondizia. A me mi piaci il cinemo italino e poi ci sono pure della bella sgnacchere.
Ciao garda, portami bene il divudì porno del taglialegna, che cie l ai da due mesi.

Il MaleduCarlo ha detto...

Mi piacerebbe che il giudizio di Tarantino, che considero una provocazione a scopo pubblicitario, possa diventare uno stimolo per l'economia italiana affinchè possa ricominciare ad investire nel cinema. Il "Cinema" è un'arte che ha un mercato planetario e sicuramente sarebbe lo spot migliore per un'economia come la nostra che ha bisogno di rilanciarsi. In India l'hanno già capito: cosa stiamo aspettando?

Robespierre ha detto...

Cerco di rispondere un po' a tutti... anche al commento pubblicato sottoal post "la sindrome di matrix": premesso che a me Tarantella mi sta sulle palle come persona, in quanto o è psicopatico oppure finge di essere un duro (ed in entrambi i casi non ha la mia stima), tendo a precisare che: il cinema italiano non produrrà capolavori, ma nemmeno film tutti uguali, tutti mosci come sostiente Quentin. Cito, andando a memoria, "Romanzo criminale": a voi sembra un film così moscio? E poi scusate se insisto su questo punto: la cultura del Belpaese non può essere la stessa degli Stati Uniti. In Italia è dura avere fantasy, o magari, come dite voi, action-movie ad alta tensione o splatter alla Tarantino (dato che di splatter, in moltissimi casi, si tratta). Io non voglio criticare il cinema di Tarantino, non mi sarei mai sognato di farlo: certo non lo apprezzo, ma la cosa che mi da' l'orticaria è sentire un regista (bravo, secondo voi) che fa film sempre dello stesso tipo, accusare un'altra cinematografia, un'altra CULTURA di noia, di ripetitività, di sciatteria... Concordo con matt, il genio non deve per forza essere poliedrico (ma certo aiuterebbe: vedi Leopardo da Vinci) ma, dal momento che sa fare benissimo una cosa sola, non accusi poi gli altri di assenza di originalità. Io mi soffermo e focalizzo la critica sulle accuse di Tarantino. Una sorta di "Chi è senza peccato scagli la prima pietra!". Poi il fatto che a me Tarantino stia sulle palle è un altro discorso, altamente personale e non condivisibile, ci mancherebbe. I suoi film sono buoni per svagarsi, certo, ma dopo un po' annoiano (almeno me).
Concordo, e mi ricredo, con anonimo (nel post "La sindrome di Matrix") quando sostiene che effettivamente la pubblicità con altri film non se l'è fatta lui, ma anche qui la stampa ha presentato quei film come capolavori del "genio" Tarantino e non degli effettivi padri.
Sul discorso dell'economia proposto da Carlo, beh, sono d'accordo: ma forse basterebbe anche pubblicizzare un filino di più le grandi manifestazioni che abbiamo: i David di Donatello, la notte di Ciak, il Festival di Venezia. Ovvero la soluzione potremmo averla in casa, non trovate? E soprattutto basterebbe rinchiudere in un manicomio quei coglioni (Maurizio Costanzo e suo marito biondo) che lanciano la pochezza in tv e poi, di riflesso (vedi vaccata con Costantino e Daniele Interrone), sul grande schermo. Un po' di epurazione verso la "non-cultura" non farebbe male: perchè d'accordo vivi e lascia vivere, ma io vorrei godermi l'esistenza senza coglioni continuamente davanti agli occhi... Dunque, vivi e lasci vivere vale anche per gli altri!
Ringrazio infine Maroli per il post oxfordiano...

Anonimo ha detto...

taglio la testa al toro,gardani è SPLENDIDO