
FLAGS OF OUR FATHERS
Di: Clint Eastwood
Con: Ryan Phillippe, Jesse Bradford, Adam Beach, Barry Pepper, John Benjamin Hickey, John Slattery, Paul Walker, Jamie Bell, Robert Patrick
Genere: Guerra
Durata: 130’
Commento: Clint Eastwood = Capolavoro! Ormai l’equazione non sorprende più o, casomai, lo fa per la sua puntuale riconferma, ogni volta che l’ex texano dagli occhi di ghiaccio si ripresenta dietro la macchina da presa. Non dice nulla di nuovo il grande Clint: affronta temi sulla cresta dell’onda certo, ma contenutisticamente non è quasi mai originale. Con “Mystic River” affermava il tema dell’innocenza perduta, con “Million Dollar Baby” l’eutanasia, con “Flags of our fathers” l’inutilità di ogni guerra: spunti banali, verrebbe da dire, anche un po’ fastidiosamente demagogici… Se non fosse che il metodo, la sceneggiatura, la fotografia, la tecnica e la poesia si ritrovano a braccetto in ogni sua opera in una miracolosa fusione che non esalta il “cosa” (il tema appunto) ma il “come” (il modo in cui viene trattato, che, conseguentemente, va a purificare pure la materia in questione). In attesa di “Letters from Iwo Jima”, altra testimonianza di un classicismo che, figlio di un’originalità di fondo, non invecchia mai (pochi eletti sanno trattare la stessa vicenda storica – la presa del monte Iwo Jima da parte degli americani nel corso della II guerra mondiale – da ambo le prospettive), “Flags” è un contro-momumento che irride, senza però mancare di capirla, la retorica bellica e il furore infoiato dei vari militi ignoti. Scene crude (stile “Salvate il soldate Ryan”), scene calde (al ritorno in patria), scene che, comunque e sempre, non cadono nel vuoto…
Da non perdere: Il grigio seppia, un miracolo di tecnica e simbolismo: far rivivere la Grande Storia sul Grande Cinema tramite il semplice uso del cromatismo. Una lezione che già Spielberg adottò a suo tempo, che ora “Mastro” Clint riafferma ai massimi livelli possibili.
Voto: 9.5
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