venerdì 20 luglio 2007

"Io uccido" diventa un film



So di essere fuori tempo massimo (il libro è uscito 3 anni fa circa), ma, tant'è, l'ho appena letto e sono rimasto colpito dalla capacità di Giorgio Faletti: la trama è spaventosamente avvincente, la limpidezza e la varietà di scrittura quasi indescrivibile, il pathos ai massimi livelli, con classe...
Sapere che tra il 2008 e il 2009 è prevista l'uscita del film mi rende impaziente: "Io uccido" è stato uno dei pochi libri che veramente mi ha preso (ho letto le quasi 700 pagine in un fiato, esattamente in 3 giorni secchi) e l'unico, forse, che mi ha portato con l'immaginazione sui luoghi e le azioni del romanzo. Per questo, avere immaginato come sarà il film, mi porta a fare un grosso in bocca al lupo a Jon Avnet ("Pomodori verdi fritti..."), chiamato a dirigere la pellicola. Vi giuro che se sbaglia qualcosa, vado là e poi... io uccido!!! ;-)

domenica 8 luglio 2007

THE ILLUSIONIST (presto in home video... dicono)



THE ILLUSIONIST
Di: Neil Burger
Con: Edward Norton, Paul Giamatti, Jessica Biel
Genere: Thriller
Durata: 110’
Commento: Che un gladiatore potesse mettere in crisi un Impero lo sapevamo, dopo la lezione di grande cinema (sebbene con pecche anacronistiche) di Ridley Scotty. Che pure un prestigiatore, il senza-patria Eisenheim, tratto direttamente dal romanzo di Millhauser, vi riuscisse, non era invece poi così scontato. E pazienza se l’Impero Asburgico qui presentato non ha né la potenza né i mezzi del grande colosso Romano ante-Cristo… L’idea va premiata, perché in questo film gli ingredienti per entusiasmare ci sono tutti: una storia lenta ma mai pedante (né pesante), una trama avvincente e che ti sembra di chiara decifrazione finchè scopri, giusto prima dei titoli di coda, che tutto è – appunto - un’illusione e nulla è come sembra. E poi ancora: fotografia eccellente e realista di una Vienna ricostruita a Praga, dialoghi che lasciano il tempo che trovano in avvio (vera pecca, forse l’unica, del film) ma poi si riprendono con gli interessi, atmosfera giallo ocra-retrò azzeccatissima, colonna sonora che accompagna ma non deborda e pure la storia d’amore, vero motore della vicenda, un po’ retorica in certi punti ma senza stonare eccessivamente. Se poi c’è Edward Norton, vietato perdersi lo spettacolo… Anche se, a nostro avviso, stavolta l’attore feticcio Paul Giamatti fa addirittura meglio, in un ruolo-snodo per tutta la vicenda.
Da non perdere: Cancellate “The Prestige” e non pensate subito male (plagio? Macchè). I due film non hanno nulla in comune, ad eccezione dell’avvio, che trasforma lo svolgimento della pellicola in un godibilissimo flashback.
VOTO 7.5

sabato 7 luglio 2007

Frank Miller invece non sbaglia mai: 300



300
Di: Zack Snyder
Con: Gerard Butler, Lena Headey, David Wenham, Dominic West, Vincent Regan, Rodrigo Santoro
Genere: Storico/Fantasy
Durata: 117’
Commento: Sacrificate la vostra sete di verità e otterrete un miracolo di computer graphic, due ore di epica allo stato puro e quadri di riprese come nemmeno il migliore degli impressionisti. Zack Snyder (ma almeno un buon 60% del merito va a Frank Miller, la cui mano, da padre-padrone dell’ennesimo fumetto pulp si sente assai dietro la cinepresa) centra in pieno il bersaglio: sfrutta qualche spunto storico affermato dalle fonti greche più autorevoli (sebbene per un episodio avvenuto nel 400 a.C. – la battaglia delle Termopili appunto – sarebbe il caso di parlare di leggenda più che di storia) e poi ricama con colori pastello dal notevole impatto visivo, montaggio sonoro ad hoc e una serie di dialoghi a metà tra la magniloquenza del passato e una spavalderia tutta moderna (e fumettistica). C’è chi critica l’inserimento dei mostri, lo stravolgimento della realtà: è una scelta consapevole, che per questo va accettata ed esaltata, e che forse semplicemente intende mostrare in soggettiva la visione contorta che gli europei (gli Spartani nel caso specifico) avevano del “mostruoso et fantasticissimo” Oriente.
Proprio non capiamo la polemica politica su evidenti (ma dove?) attacchi all’Iran e ai “barbari” odierni… A volte, quando non si hanno spunti di critica, ci si aggrappa proprio a tutto. Casomai, sarebbe il caso di rivedere un attimo il doppiaggio del re Serse, in improbabile versione “Saw-Enigmista”.
Da non perdere: Le parole, pronunciate dal soldato-aedo Stenio prima della fatale battaglia di Platea, riportano pari pari l’epigramma posto su un cippo al passo delle Termopili in memoria della sconfitta-vittoria di Leonida e dei suoi prodi 300.
Voto: 8.5

giovedì 5 luglio 2007

LADY IN THE WATER o buco nell'acqua???



LADY IN THE WATER
Di: M. Night Shyamalan.
Con: Paul Giamatti, Bryce Dallas Howard, M. Night Shyamalan.
Genere: Thriller
Durata: 110’
Commento: Prima grave pecca: Shyamalan ci aveva abituati ad un marchio di fabbrica ben delineato: creare suspence, tenere lo spettatore con il fiato sospeso e ridurre la paura da horror al minimo, spesso camuffata da rumori improvvisi e sinistri. In questa opera il regista ci riprova ma i risultati sono decisamente scadenti: ci si annoia molto, ci si spaventa (o semplicemente, si trattiene il respiro) raramente.
Secondo punto: la caratterizzazione psicologica dei personaggi è praticamente assente, il che riduce tutto ad un teatrino di macchiette, che provoca tra l’altro spesso e volentieri una involontaria (o forse volontaria?) comicità.
Terzo: perché strutturare l’incastro della trama come un’indagine degna del miglior Sherlock Holmes, se poi il finale deve calare un deus ex machina ultra-terreno per risolvere la contesa?
Cosa salvare? La trama, senza dubbio originale e ben scritta (casomai mal sviluppata), la prova di Paul Giamatti (e del suo doppiatore), sempre più rivelazione, la caratterizzazione fisica (sottolineo fisica) di alcuni (sottolineo alcuni) personaggi. Troppo poco: dall’autore di “The Village” non ci aspettavamo, è il caso di dirlo, un buco nell’acqua.
Da non perdere: La figura del difensore, assolutamente geniale per come è stata ideata. Da notare inoltre che il regista figura anche tra gli interpreti: per Shyamalan è una “quasi” novità.
VOTO: 5

mercoledì 4 luglio 2007

GHOSTRIDER... pessimamente Ghostrider



GHOSTRIDER
Di: Mark Steven Johnson
Con: Nicolas Cage, Eva Mendes
Genere: Fantasy/Azione
Durata: 103’
Commento: Domanda appetitosa: perché il signor Mark Steven Johnson, dopo avere già rovinato la figura di Daredevil, si è cimentato, più o meno con gli stessi risultati, anche in un’altra striscia “fumettara” di nicchia? Qualcuno lo avverta, prego, che non c’è bisogno di sbagliare due volte… Già perché “Ghost Rider” spesso e volentieri spinge lo spettatore a prendere in mano un Joypad e indirizzare dove meglio si crede la trama: più videogame che film, infatti, il prodotto vive soltanto sugli effetti speciali (notevoli, ma bastasse un po’ di magia computerizzata allora tutti i film sarebbero da Oscar), scadendo terribilmente in una trama e una sceneggiatura che vaga cieca tra “Van Helsing” e “Constantine” (mica i primi arrivati) e striscia tristemente in attesa di un colpo di scena annunciato e prevedibile ancora prima dell’inizio del film. Così tra un pixel di qua e un fantasioso lavoro di tastiera di là manca completamente l’effetto realtà, quello, per intenderci, che ha reso immensi “Il Signore degli Anelli”, “Spider-Man” e “Batman”, che pure al mondo del fantasy appartengono.
Nicolas Cage recita meglio quando al posto della sua mono-espressione “indossa” un teschio virtuale, il doppiaggio (e la scelta dei timbri vocali) sembra ripresa da un gioco della Chicco stile “Vecchia fattoria”. Qualche balzo in motocicletta fa pure tenerezza: speriamo che almeno piaccia ai centauri. Noi, per il vostro bene, suggeriamo piuttosto un sano e reale moto-raduno.
Da non perdere: Il finale lascia aperta una porta per un possibile sequel… Masochismo puro: Dio ce ne scampi!
Voto: 2

lunedì 2 luglio 2007

L'ultimo (anzi penultimo) capolavoro di Clint...




FLAGS OF OUR FATHERS
Di: Clint Eastwood
Con: Ryan Phillippe, Jesse Bradford, Adam Beach, Barry Pepper, John Benjamin Hickey, John Slattery, Paul Walker, Jamie Bell, Robert Patrick
Genere: Guerra
Durata: 130’
Commento: Clint Eastwood = Capolavoro! Ormai l’equazione non sorprende più o, casomai, lo fa per la sua puntuale riconferma, ogni volta che l’ex texano dagli occhi di ghiaccio si ripresenta dietro la macchina da presa. Non dice nulla di nuovo il grande Clint: affronta temi sulla cresta dell’onda certo, ma contenutisticamente non è quasi mai originale. Con “Mystic River” affermava il tema dell’innocenza perduta, con “Million Dollar Baby” l’eutanasia, con “Flags of our fathers” l’inutilità di ogni guerra: spunti banali, verrebbe da dire, anche un po’ fastidiosamente demagogici… Se non fosse che il metodo, la sceneggiatura, la fotografia, la tecnica e la poesia si ritrovano a braccetto in ogni sua opera in una miracolosa fusione che non esalta il “cosa” (il tema appunto) ma il “come” (il modo in cui viene trattato, che, conseguentemente, va a purificare pure la materia in questione). In attesa di “Letters from Iwo Jima”, altra testimonianza di un classicismo che, figlio di un’originalità di fondo, non invecchia mai (pochi eletti sanno trattare la stessa vicenda storica – la presa del monte Iwo Jima da parte degli americani nel corso della II guerra mondiale – da ambo le prospettive), “Flags” è un contro-momumento che irride, senza però mancare di capirla, la retorica bellica e il furore infoiato dei vari militi ignoti. Scene crude (stile “Salvate il soldate Ryan”), scene calde (al ritorno in patria), scene che, comunque e sempre, non cadono nel vuoto…
Da non perdere: Il grigio seppia, un miracolo di tecnica e simbolismo: far rivivere la Grande Storia sul Grande Cinema tramite il semplice uso del cromatismo. Una lezione che già Spielberg adottò a suo tempo, che ora “Mastro” Clint riafferma ai massimi livelli possibili.
Voto: 9.5

domenica 1 luglio 2007

Controdine: The show NON must go on





"Finchè si trattava di "botte", tutto funzionava, ma la cronaca nera più efferata contamina la nostra proposta: non ci stiamo". (Italia Uno)

"Non vogliamo scegliere per i nostri abbonati: il wrestling continuerà ad andare in onda" (Sky Tv)

QUIET SATISFIED (il riferimento è ovviamente al caso Chris Benoit)